venerdì 19 novembre 2010

Il tuo ritornello arriva al momento giusto?

Febbraio 2009, questa è la scena: Ornella Vanoni, ospite della conduttrice, Lorena Bianchetti a Dominca In, entra in studio come una iena lamentando un’attesa troppo lunga dietro le quinte, prima di esibirsi. La star italiana, tremendamente annoiata e infastidita, si lagnava di essere stata invitata e poi abbandonata ad aspettare per più di un’ora prima di entrare in scena.

Ora vi chiederete, cosa c’entra questo con gli articoli di ScrivereCanzoni? Ebbene questo aneddoto mi serve per introdurre un concetto fondamentale che riguarda tutti i brani musicali! Il ritornello di una canzone è come Ornella Vanoni!!!

Come tutti ormai sapete, visto che non ci stanchiamo mai di ripeterlo nei nostri articoli, il ritornello è il climax di una canzone, la parte all’interno di un brano che tutti ricordiamo, l’hook definitivo e supremo che sovrasta tutti gli altri. Pertanto ad un ospite così importante è necessario dare il giusto rilievo, non si può far aspettare troppo a lungo la star dietro le quinte prima di fare il suo ingresso in scena, perché si rischia di sminuirne l’importanza.

D’altro canto, non si può nemmeno catapultarlo in scena senza un’adeguata presentazione. Quindi tutto ciò che dovete fare per scrivere una canzone di successo è ricordarvi che il ritornello è la vostra star e che va trattato come tale. Mi spiego meglio.
Se una canzone dura 4 minuti, il primo ritornello non può fare la sua comparsa dopo 1minuto e 15 secondi di strofa, perché ciò significa che non avrà lo spazio necessario né il tempo per farsi conoscere e amare dal pubblico! Potete farlo attendere al massimo fino a 1 minuto, non di più!

Se la durata del brano invece si aggira intorno ai 3 minuti, il ritornello deve fare il suo ingresso prima di 40 secondi. Ovvio che ci sono sempre delle eccezioni, se il tiro di una strofa è fenomenale si può anche ritardare l’arrivo del ritornello qualche secondo in più, pensiamo ad If I ain’t got you di Alicia Keys dove il ritornello appare solo dopo 1:10 su una durata di 3:45 anche per permettere a quel superbo intro strumentale di piano di avere il suo spazio, ma se volete fare attendere “la star”, assicuratevi che ne valga davvero la pena!

Tenete conto dunque di un eventuale intro che potrebbe produrre una distanza ancora maggiore tra l’inizio della canzone e il suo climax. Inoltre se vi doveste accorgere che se la vostra strofa è troppo lunga, l’idea di inserire un pre-chorus è fuori discussione! Il pre-chorus può essere aggiunto laddove la strofa sia piuttosto breve.

Il problema della durata di un brano e di come e quando una data sezione debba presentarsi all’interno di un brano è legato anche e soprattutto alla fruibilità di una canzone. Se parliamo di jazz, blues o di musica classica i limiti sono meno netti, ma qui non stiamo parlando di assoli che durano 8 minuti né di rock progressive anni ’70. Il nostro campo di lavoro e indagine è la musica pop, cosiddetta “commerciale” e pertanto soggetta a regole di fruibilità presso i media.

Un pezzo cosiddetto radiofonico, avrà quindi delle caratteristiche ben precise dal punto di vista della forma (come abbiamo avuto modo di spiegare in precede parlando della struttura di una canzone) e della durata.

Prendiamo, ad esempio, alcuni successi radiofonici:

Breathe dei Midge Ure: durata (4:25) – il ritornello appare dopo 49 secondi.
Eternity di Robbie Williams: durata (4:56) – il ritornello appare dopo 1 minuto.
Briciole di Noemi: durata (3:22) – il ritornello appare dopo 37 secondi.
Ti vorrei sollevare di Elisa feat. Giuliano Sangiorgi: (4:23) – il ritornello appare dopo 45 secondi.

Come avrete notato il ritornello in queste canzoni non supera mai il minuto prima di essere presentato, perciò sforzatevi di rispettare questo principio se volete produrre una canzone fruibile e che rispetti le regole di una canzone pop, nel senso di popolare, commerciale e radiofonica.

Infine ricordatevi di non inserire un bridge o un assolo strumenale prima della comparsa del secondo ritornello e cercate di “posizionare” il titolo della canzone o le parole più significative del testo proprio all’interno del ritornello (all’inizio o alla fine). Anche qui la regola ammette eccezioni, potete sperimentare un pò, ma la norma è quella di far apparire il titolo della canzone nel ritornello affinché questo sia facilmente riconoscibile.

Negli esempi che abbiamo appena citato possiamo verificare come e se quest’ultimo principio sia stato rispettato.
In Breathe il titolo appare proprio come prima parola del ritornello e anzi viene ripetuto all’inizio di ogni frase che compono il refrain:

“Breathe, breathe some soul to me
Breathe, breathe your gift of love to me
Breathe, life to lay ‘fore me
Breathe to make me breathe”.

In Eternity il titolo viene ripetuto due volte in chiusura del ritornello:

“You were there for summer dreaming
and you gave me what I need
And I hope you’ll find your freedom
for eternity, for eternity”

Briciole invece rappresenta la nostra eccezione poiché il titolo compare solo una volta all’interno della prima strofa:

“Questo è un giorno da vivere, se non si può descrivere
Di un amore impossibile rimangono le briciole”.

In Ti vorrei sollevare infine il titolo della canzone appare all’inizio del ritornello:

Ti vorrei sollevare, ti vorrei consolare”.

Come avrete capito in una canzone di successo nulla è lasciato al caso. Non solo il modo in cui una strofa o un pre-chorus lancia il ritornello, non solo gli hook, come abbiamo descritto nel nostro libro e negli articoli precedenti, ma anche la durata di una canzone e lo spazio che ogni sezione ha a disposizione all’interno del brano, è frutto di una decisione mirata e consapevole.

Arrivati alla fine di questo articolo vi auguro buon lavoro, e come sempre cercate di prendere spunto dai modelli famosi per creare la vostra canzone di successo, facendo attenzione a questi che, agli occhi di un non esperto possono sembrare solo dettagli o limitazioni inutili, ma che invece fanno la differenza.

Buon lavoro!

Giovanna Bussandri

lunedì 1 novembre 2010

L'importanza di guardare la storia da un punto di vista inaspettato



Ciao da Scriverecanzoni!

Hai mai pensato a quanto è importante, per tutti noi, essere diversi dagli altri? Ogni giorno scegliamo come trasmettere la nostra personalità attraverso il modo in cui vestiamo, alle frasi e al linguaggio che usiamo, al nostro stile di canto o dal modo in cui suoniamo uno strumento.
Ogni persona crea un mix che, con il tempo, si identifica nel suo stile personale.

Questo articolo, tratto dal nostro prossimo e-book, ti spiega come è possibile dare carattere e personalità ai tuoi testi, guardando alla storia e alle situazioni che scegli di descrivere a partire da un punto di vista originale e personale.

L'importanza di questo approccio sta nel fatto che ti aiuterà ad evitare il secondo dei principali errori che gli autori di canzoni commettono: dire anziché mostrare.

In una canzone, ciò che fa la differenza non è il contenuto, ma i dettagli che lo caratterizzano.
Infatti i sentimenti piu’ forti che ci motivano e ci spingono a scrivere testi di canzoni sono universali e ci accomunano tutti:

Amore
Ribellione
Nostalgia
Dolore
Indignazione
Gratitudine

Pensa alle tue canzoni preferite e cerca di ricondurle ad uno di questi sentimenti. La stragrande maggioranza si collegano ai primi tre, non è vero?

Ed ecco qui che nasce il secondo grande errore degli autori di canzoni di cui ti parlavo poco fa: dichiarare semplicemente di provare una di queste emozioni.
Spesso infatti, pur essendo ispirato, puoi commettere l’errore di trovarti a riproporre frasi stereotipate ormai inefficaci, sentite e risentite mille volte:

Amore:
"Non so come spiegarti quello che sento"
"Non vivo più senza te"
Ribellione:
"Nessuno mi capirà mai"
"Vorrei scappare via lontano"
Nostalgia:
"Vorrei tornare indietro nel tempo"
Dolore:
“Sto soffrendo”
Indignazione:
“Questo mondo non mi piace”

Il tuo compito, come scrittore, è quello di far vivere agli ascoltatori queste emozioni e questi concetti attraverso la tua esperienza o l'esperienza di qualcun altro che scegli di raccontare, ma comunicare semplicemente quello che provi tu non basta!

Come avrai capito dal titolo dell'articolo, il segreto per evitare di scrivere un testo generico è quindi cambiare punto di vista, ossia non descrivere le cose partendo da se stessi, da quello che si prova bensì prendendo in considerazione altri oggetti e o soggetti dell’azione o della situazione descritta.

Sul nostro libro “ScriviTi una Canzone” abbiamo parlato a lungo della prospettiva o punto di vista (cioè colui che narra), della voce (colui a cui ci si indirizza nel testo), dello spazio (il luogo in cui avviene l’azione) e il tempo (quando avviene l’azione).
Ma ciò di cui parleremo oggi è l’angolazione attraverso cui è possibile raccontare un fatto o descrivere uno stato d’animo, rendendolo vivido come un’immagine!

Riprendiamo i concetti precedenti e vediamo come sono stati affrontati da diversi autori di successo in modo inaspettato e personale:
Amore:

Non so come spiegarti quello che sento diventa per Ligabue "Ho perso le parole".
Non vivo più senza te si traduce con Paolo Nutini in "Not sleeping at night, but I'm going from bar to bar" (Non dormo la notte, ma giro di bar in bar).
Il senso di Ribellione poi è così espresso in due canzoni di Gianluca Grignani:
Nessuno mi capirà mai = “Falco a metà”
Mentre “Vorrei scappare via lontano” diventa: “E allora sai che c’è…c’è che c’è? C’è che prendo un treno che va a Paradiso Città!” in “Destinazione Paradiso”.

La nostalgia che ci fa desiderare di tornare indietro nel tempo per recuperare ciò che abbiamo vissuto è un tema espresso in modo estremamente suggestivo in "Per me è importante" dei Tiromancino: “ Il mio pensiero vola verso te per raggiungere le immagini scolpite ormai nella coscienza…” come vedi il soggetto è il pensiero che vola e non il cantante che prova nostalgia.

Il dolore per la separazione diventa per Tiziano Ferro “Non me lo so spiegare” una canzone ricca di immagini concrete come “e quell’orologio non girava stava fermo sempre da mattina a sera come me lui ti fissava” , immagini che mostrano come sia dolorosa l’assenza di questa persona per l’autore.

Il sentimento di indignazione viene descritto da Vasco in “Gli spari sopra” non dichiarando il motivo per cui è indignato, ma rivolgendosi direttamente a coloro che accusa. In questo modo si crea un gioco delle parti tra la prima e la seconda persona plurale, ossia tra un collettivo ed un altro, favorendo l’identificazione degli ascoltatori nel “noi”.E così via…

Come vedi ognuno di questi artisti ha dato una propria visione di un sentimento universale attraverso immagini che evocano in noi quelle stesse emozioni, proprio come in un film.
Segui questo consiglio sforzandoti sempre di partire da un punto di vista diverso da quello più semplice della prima persona "io" e vedrai che i tuoi testi acquisteranno una grandissima efficacia!
Ti saluto ricordandoti che "ScriviTi una Canzone" resterà in offerta per altri due giorni, fino al tre novembre a causa del ponte.
A presto!
Simone & Giovanna

sabato 23 ottobre 2010

Chi canta la tua canzone?



Ciao!
Come sai qui a Scriverecanzoni riceviamo molti testi di giovani autori, alcuni ci hanno scritto già molte volte, altri sono alla loro prima esperienza nel mondo del songwriting.


Leggendo il materiale, ci capita spesso di notare alcuni errori ricorrenti. Molti di questi impediscono ad autori fantasiosi e creativi di scrivere delle canzoni emozionanti ed efficaci; una volta effettuato il lavoro di supporto alla scrittura però, abbiamo visto questi autori ricominciare a scrivere cavalcando nuovi stimoli e esprimendo finalmente tutto il loro potenziale.

Per questo, vista l'efficacia del lavoro di correzione che svolgiamo sui testi, abbiamo deciso di racchiudere alcuni dei consigli più ricorrenti che diamo in un e-book, "10 trucchi per scrivere una grande canzone".

L'eBook prende in considerazione i dieci errori più comuni che gli autori di canzoni commettono e fornisce le strategie e le tecniche che permettono di superarli.

In questo articolo voglio parlarti di uno di questi trucchi, quello che riguarda lo studio del personaggio protagonista.
Io amo molto applicare questa regola alle canzoni che scrivo, perchè mi piacciono i brani che raccontano una storia, che sembrano racchiudere un film, un'atmosfera in pochi minuti di musica.
E proprio come in un film il protagonista ha un'importanza fondamentale, anche in una canzone è bene costruire minuziosamente i tratti del personaggio a cui appartiene la voce che canta!

Non sforzarsi di creare un personaggio credibile e carismatico porta a due errori fondamentali:

1) Inserire versi o strofe incoerenti tra loro, facendo dire al protagonista frasi che racchiudono due visioni della vita diverse.

2) Scrivere una canzone generica, priva di un punto di vista forte ed originale sulla vita e sugli eventi descritti nella storia.

Ora voglio darti un suggerimento preso in prestito dalla scrittura creativa ed adattato alla scrittura di testi per canzoni attraverso la nostra esperienza di autori e al lavoro fatto con gli utenti del nostro sito; seguilo ogni volta che ti approccerai alla stesura di un brano e vedrai quanta differenza farà nei tuoi risultati.

Prima di scrivere un romanzo, un racconto o una canzone, l'autore deve imparare a conoscere il proprio personaggio. Conoscere il proprio personaggio vuol dire sapere cosa è accaduto nel suo passato, cosa fa nel presente, in cosa crede, come vede la vita, cosa vuole realizzare.
Conoscere il proprio personaggio vuol dire riuscire ad immaginare come reagirebbe ad ogni situazione, in particolare a quella che gli mettete di fronte nella tua canzone.

ATTENZIONE!
Se stai dicendo:
"Ma la canzone parla di me! Parla della mia storia e della mia vita..."
Allora ricorda:

Anche Via col Vento, Philadelphia, Tre Metri sopra il Cielo e Il Diario di Bridgette Johnes parlano della vita dei loro autori.
Non per questo però i personaggi non sono minuziosamente caratterizzati!!

Nel caso di tutti coloro che scrivono parlando della loro vita e rendendo se stessi i protagonisti delle proprie canzoni, consiglio di considerare il titolo dell'articolo "Chi sei tu? Conosci te stesso per cantare la tua canzone!"

Infatti, se parli in prima persona senza però tenere presente quali sono i tratti della tua personalità che emergeranno nel testo, finirai per omettere del tutto quelle informazioni necessarie a caratterizzare il personaggio della tua canzone, in questo caso te stesso.

Chi ha l'occasione di ascoltare la tua voce per tre soli minuti, ha bisogno di sapere qualcosa in più che quello che ti succede per imparare a conoscerti e ricevere da te le emozioni che può dare il personaggio di un film o di una canzone.

Il testo deve far trapelare la tua reazione agli eventi, lasciar intendere o dichiarare la tua visione della vita, darti carattere attraverso le battute che scambi con gli altri personaggi. L'importante è che le battute del testo definiscano chiaramente la personalità di chi canta!

Naturalmente vale lo stesso nel caso che il protagonista della canzone sia un personaggio diverso da te, (come in molte canzoni di Battisti e Mogol) o in quello più comune in cui il protagonista sia un te stesso perfezionato o reso più "cinematografico" grazie all'aggiunta di quei tratti che posseggono solo gli eroi del Rock and Roll!

Come ti dicevo, per far si che il tuo testo riesca a comunicare i tratti del tuo protagonista, è necessario che tu per primo impari a conoscerlo ed impari ad immaginare le reazione che avrebbe a contatto con gli eventi a cui lo metti di fronte nella tua canzone.

Il trucco che ti aiuterà a raggiungere questo obiettivo è redigere una breve descrizione in prosa del personaggio.
Descrivi la sua storia, le sue abitudini, le sue convinzioni; immaginalo girare per strada e interagire con la gente.

A questo punto il lavoro di scrittura dovrebbe trasformarsi in un naturale incontro tra un personaggio e una storia e le battute saranno sempre coerenti, capaci di trasmettere personalità e credibilità alla storia che vuoi raccontare.

Creare su carta una personalità forte e saperne immaginare i pensieri e le idee darà un grande carattere alla tua canzone, permettendoti di scrivere versi originali ed esprimere riflessioni profonde che faranno emozionare e riflettere i tuoi ascoltatori.

Ti saluto lasciandoti riflettere sul testo della canzone di Battisti/Mogol:
"Un uomo che ti ama"







Nota come tutta la canzone si basi solo sul carattere forte dei due protagonisti, tanto che è costituita dal monologo che è insieme una confessione d'amore, una preghiera e un ordine. Non c'è neanche bisogno di descrivere gli eventi per suscitare emozioni e rappresentare una scena vivida e realistica.... che bella canzone..

A presto!
Simone

mercoledì 6 ottobre 2010

Migliora le tue canzoni imparando ad usare l'estensione vocale

L’estensione di un brano pop e non solo...

Cari compositori, oggi mi rivolgo a voi, nel proporvi una semplice ma spesso sottovalutata questione:

Quale range di note occorre usare durante la composizione?

Vale a dire che estensione dovrebbe avere un brano di musica "leggera"?

Ma soprattutto perché si dovrebbe rispettare un range e che cos'è?

Molti di voi avranno già letto di quest'argomento sul nostro e-book "ScriviTi una Canzone", per tutti coloro che non hanno ancora acquistato il libro abbiamo pensato di scrivere questo breve articolo. Cominciamo col dire che se il vostro scopo è quello di comporre una canzone destinata ad essere cantata e interpretata da un cantante, il vostro primo pensiero dovrà quindi essere quello di mettere in condizione tale cantante di poter eseguire il vostro brano. Cosa fare? La domanda giusta è: cosa NON fare?
Spesso chi compone, soprattutto con il piano, non si rende conto che il mezzo vocale non possiede un range di note così ampio come la tastiera di un pianoforte! Per range vocale s’intendono tutte le note, dalla più grave alla più acuta, che un cantante può eseguire. Nel caso di una canzone, quando si parla di range ci si riferisce quindi all’estensione che va dalla nota più grave a quella più acuta presenti all’interno del brano. Detto questo è chiaro che non tutti possono cantare tutte le canzoni, che esistono interpreti vocalmente più dotati di altri, ma a meno che non sappiate esattamente per chi state componendo la canzone, conoscendone l’estensione e le preferenze sul registro che il cantante di norma utilizza, sarà bene seguire le regole universali sull’estensione dei brani nella musica contemporanea.


Nella musica leggera, infatti, l’estensione non supera mai o quasi mai un’ottava e mezzo. Questo perchè la voce pop, a differenza del canto lirico, deve mantenere una coerenza stilistica e una credibilità interpretativa lungo tutta l’estensione della voce senza mai girare il suono (come avviene nell’opera). Un range troppo esteso costringerebbe l’interprete ad eccessivi cambi di registro, che oltre ad essere sgradevoli all’oreccchio, mettendo in difficoltà dal punto di vista tecnico il cantante, rischierebbero di far perdere il senso interpretativo del brano stesso. Nella canzone pop i cantanti usano una voce simile a quella del parlato, raramente “impostata” e quindi girare il suono significherebbe perdere il senso del livello del parlato. Immaginate De André, De Gregori, Celentano, Gino Paoli, Ligabue, Vasco Rossi e tutti gli altri cantautori italiani, di colpo mettersi a cantare brani con un’estensione di oltre due ottave cantando come Pavarotti sugli acuti. Quanto risulterebbe credibile il loro messaggio?

La differenza tra l’opera e la musica leggera è evidente e inconciliabile per le istanze, i contenuti, l’approccio, le modalità espressive e in fine, ma non meno importante, per il range di note usato nei brani musicali. Queste differenze non dovrebbero essere ignorate, specie se l’intento è quello di comporre brani di musica leggera. Infatti è bene che anche i compositori sappiano che nella musica contemporanea le classificazioni della voce (basso, baritono, tenore per gli uomini e contralto, mezzo-soprano, soprano per le donne) non sono da tenere in considerazione. Oggi, e sempre più spesso, sia uomini che donne prediligono cantare in belting cioè con una predominanza della voce di petto rispetto agli altri registri, pertanto la massima estensione sarà un’ottava e mezza oppure in speech level cioè a livello del parlato e quindi anche qui il cantante eseguirà note che risultino “comode” e mai “innaturali” per il fraseggio. Ci sono altre qualità vocali molto sfruttate nel pop come la feigned voice una voce leggera, finta appunto, senza colore o potenza come quella usata dalla cantante franco-israeliana Yael Naim nella canzone “New Soul”, usata nello spot del MacBook Air. Ci sono poi cantanti uomini che utilizzano solo in falsetto senza mai eseguire note gravi, pensiamo agli Scissor Sister in “I Don’t Feel Like Dancing” o a Remy Shand nella sua “Take a Message”. Per loro, rispettare la classificazione vocale di basso, baritono o tenore non avrebbe senso.
“My heart will go on” la canzone della celebre cantante canadese dall’acuto facile, pur sembrando impossibile da cantare, in realtà ricopre solo un’ottava e mezza (dal SI appena sotto il DO centrale al MI bemolle un’ottava sopra il DO centrale). Questo a dimostrazione del fatto che persino una cantante così dotata come Celine Dion, non userà mai tutta la sua estensione all’interno di un unico brano perché risulterebbe innaturale oltre che un inutile esercizio tecnico.

Per intenderci un’ottava e mezza è un’estensione che quasi tutti i cantanti dotati di una buona estensione sono in grado di eseguire. Ma esistono anche cantanti la cui estensione ricopre solo un’ottava! Se parliamo di una voce maschile piuttosto bassa, per esempio pensiamo a Ligabue, l’estensione sarà compresa tra il SOL (due ottave sotto al DO centrale) e il FA diesis (sopra il DO centrale). Per una voce maschile più alta ad esempio Bono Vox degli U2 l’estensione andrà dal SI (due ottave sotto al DO centrale fino al SI bemolle (sopra il DO centrale). Invece per le voci femminili il riferimento può essere il seguente: per una voce dal registro grave dal RE (sotto al DO centrale) fino al LA (sopra il do centrale) come per la cantante di "Life", Des’ree; per una voce femminile più acuta invece l’estensione da rispettare dovrebbe essere compresa tra il SOL (sotto il do centrale) e il RE (un’ottava sopra il do centrale) come in "You learn" di Alanis Morissette.

E’ comprensibile che nella foga del momento compositivo sia difficile non lasciarsi trasportare dalla tentazione di portare il nostro brano a picchi di altezza esplosiva. Io stessa come cantautrice, pur avendo il vantaggio di comporre per me stessa, rischio spesso di mettermi in difficoltà da sola quando mi lascio tentare in tal senso. E quando infine mi ritrovo a cantare ciò che ho composto, magari mi rendo conto di avere esagerato un pò con l’estensione e allora m’impongo di trovare delle soluzioni stilistiche più concrete ed efficaci anziché basare la composizione solo sull’estensione del brano.

La bellezza di una canzone, infatti, non si misura in base all’estensione ma alla sua melodia, a quanto spazio essa lascia al cantante per esprimersi, si misura in base all’arrangiamento, alla disposizione del climax (cioè il punto d’arrivo della canzone che di solito coincide con un acuto), agli hook presenti nel brano vale a dire quei frammenti melodici irresistibili che catturano immediatamente l’attenzione del pubblico e a cui, non a caso, Simone ed io abbiamo dedicato tanto spazio nel nostro libro ScriviTi una Canzone.

Arrivati al termine di questo articolo sull’estensione, la domanda che vi pongo, cari compositori, è questa:
Desiderate che i cantanti scelgano la vostra canzone tra le centinaia che vengono loro proposte? Volete che sia proprio la vostra a colpirli irrimediabilmente tanto da inserirla nel loro repertorio, regalandovi così, oltre alla possibilità di far conoscere il vostro brano al mondo, tutti i diritti d’autore?
Bene, rispettate questa regola sull’estensione e vi guadagnerete il primo posto nel cuore di tutti i cantanti, ve lo dice una cantante!

Giovanna Bussandri

mercoledì 30 giugno 2010

Usare la Voce


Cari amici di Scriverecanzoni,

questa settimana abbiamo deciso di affrontare un argomento spinoso per molti compositori e autori: il canto! Perchè le canzoni come sapete nascono per essere cantate e saper sfruttare al meglio le doti di una voce verrà apprezzato non solo dai performer che eseguiranno le canzoni ma anche dal pubblico.

 Quando un cantautore ha la fortuna di avere delle buone doti vocali oltre a un’originale vena compositiva direi che tutto fila più o meno liscio, ma capita spesso che compositori davvero bravi e musicisti dal fine senso artistico non riescano ad “intonare” le loro canzoni. Qualcuno obietterà: “Bè non è detto che debbano necessariamente saperlo fare”. Infatti  il compositore e/o l’ autore potranno rivolgersi ad un interprete per dare voce alla loro opera, ma spesso dipendere da un'altra persona per poter far ascoltare le proprie canzoni non è molto pratico. Se un giorno ci fosse uno slot libero durante un concerto e vi fosse data la possibilità di presentare dei pezzi originali, cosa farete, telefonerete al vostro performer per chiedere se può correre al locale? Se incontraste qualcuno che può aiutarvi con la vostra carriera che vi chiede di suonargli uno dei vostri pezzi, direte di no? E comunque se volete far ascoltare le vostre canzoni il più possibile sarà necessario che il performer sia a vostra disposizione molto spesso. Vi assicuro che cantare le vostre canzoni vi risolverà molti problemi, senza escludere la possibilità di farle cantare anche ad un professionista.

Con lo studio e l’impegno, si sa, tutto è possibile! In tanti tra compositori, autori e cantautori ci chiedono se pensiamo sia meglio interpretare personalmente i loro brani o se cercare un performer eccellente. Molti si sentono insicuri nel cantare le proprie canzoni e si trovano ad affrontare numerosi problemi spesso dovuti ad una mancanza di allenamento e coordinazione dei muscoli che intervengono nell’emissione vocale mentre si canta e le domande più frequenti sono queste: 

Può uno stonato imparare a cantare? Può un musicista-compositore cantare le sue canzoni senza rischiare di sembrare inadeguato a causa di una scarsa tecnica vocale?

La risposta è non può. Deve! (O almeno dovrebbe!) Non si fanno miracoli, così come per gli altri strumenti, anche con la voce ci vuole pazienza e costanza. Quasi sempre le difficoltà sono dovute a problemi di tecnica vocale e non ad una scarsa musicalità. Con un buon allenamento chiunque sarà capace di raggiungere risultati soddisfacenti. Per un musicista intonato ma privo di tecnica vocale il lavoro si può semplificare ai fini dell’esecuzione dei propri brani almeno nell’immediato.

Abbiamo visto che è auspicabile che il compositore o l’autore del testo decidano di cantare la loro canzone pur non avendo grandi competenze o esperienza nel canto.   Si rende dunque fondamentale una minima conoscenza dello strumento vocale non solo per poter “intonare” la propria canzone ma anche e soprattutto per renderla cantabile a priori. Ciò significa che quando un musicista compone una melodia, pur non essendo un cantante, dovrebbe sempre tenere a mente il fatto che questa dovrà essere cantata. Purtroppo non è così scontato come sembra, molti compositori vanno alla ricerca di melodie complicate disdegnando motivi che risultano troppo “orecchiabili” quindi meno sofisticati, sacrifcando il carattere spontaneo che ogni buona melodia dovrebbe avere alla ricerca di una melodia più “intellettuale”. 

Nel libro "ScriviTi Una Canzone", Simone ha dedicato un capitolo all'abbellimento della melodia, un procedimento che può rendere originali le nostre composizioni senza necessariamente rinunciare alla musicalità. Infatti esistono canzoni dalle melodie complicate, raffinate e articolate eppure bellissime, nonostante la loro complessità, e anche orecchiabili. Non esiste un grado assoluto di complessità o semplicità melodica da rispettare però ricercare a tutti i costi un effetto strabiliante a scapito dell’immediatezza melodica non è così geniale come può sembrare. 

Tra gli errori principali che i compositori compiono nello scrivere per la voce è l'uso eccessivo di salti (l'uso di una sequenza di due note lontane tra loro es. DO - LA) o l'uso di salti difficili o impossibili da intonare (come quelli di settima o superiori all'ottava). Le melodie più semplici e spontanee procedono passo dopo passo, usando gradi della scala vicini tra loro. Gli intervalli sono uno degli elementi che da carattere alla melodia, quindi sono necessari praticamente in ogni melodia che si rispetti, ma vanno usati con intelligenza e soprattutto   aiutandoci con la nostra voce, che ci dirà se stiamo scrivendo qualcosa che il pubblico riuscirà a cantare a squarciagola ad un concerto o no. Come vedi è estremamente importante che il compositore canti la melodia mentre la compone. 

Una melodia semplice con qualche salto ampio destinato agli acuti è quella che funziona meglio nel pop. 

Un compositore durante il processo di composizione di una melodia dovrebbe tenere in considerazione i seguenti problemi:

Quanti salti contiene la melodia? Intervalli troppo ampi possono rendere la melodia difficile se non impossbile da cantare.


Il cantante ha abbastanza tempo per respirare tra una frase e l’altra? O la frase è talmente lunga da non consentire al cantante di appoggiarsi sulle pause per respirare? Il fattore respiarazione è forse l’aspetto più importante da tenere in considerazione quando si scrive una melodia per voce poichè a differenza del piano o della chitarra, qui le pause sono più che mai indispensabili, vitali!!!


Il range vocale della canzone è troppo esteso? Ossia la canzone richiede un’estensione vocale eccessiva? E ci sono cambi di registro e altezza troppo veloci tra una sezione e l’altra della canzone (tra strofa e ritornello per esempio)?



Per range vocale s’intende indicare tutte le note che un cantante è in grado di riprodurre dalla più grave alla più acuta. Ogni cantante ha la propria estensione. L’estensione vocale media di un cantante pop da usare come riferimento è la seguente:


Queste indicazioni possono rivelarsi preziose per un compositore specie se alle prime armi. Se un compositore scrive per se stesso nel caso di un cantautore per esempio, gli sarà sufficiente conoscere il proprio mezzo vocale. Ognuno di noi sa cosa e come preferisce cantare, fino a che punto la nosra voce può spingersie quindi costuiremo una melodia in base alle nostre esigenze e potenzialità. Ma poniamo che un cantante richieda ad un compositore di scrivere per lui una melodia per un brano originale. La prima cosa che il compositore dovrà fare è informarsi su che tipo di canzone dovrà comporre, sul genere che il cantante preferisce, se esiste già un testo per la melodia in modo da rispettare la coerenza tra testo e musica, e infine il compositore dovrà chiedere al cantante l’estensione della sua voce dalla nota più grave a quella più acuta che riesce a fare. E non solo, dovrà inoltre informarsi in che tipo di registro il cantante preferisce cantare in modo da spostare la melodia più in alto o più in basso rispetto al range e al registro o ai registri vocali che normalmente il cantante usa. Va da sè che la conoscenza di questi, che sono aspetti propri del canto e dello strumento vocale, diventa indispensabile per il compositore.  

Abbiamo già spiegato cosa s’intende per range vocale quindi non ci resta che spiegare brevemente che s’intende per registro.

Il registro vocale è la gamma di note che un cantante può produrre mantenendo lo stesso timbro (la stessa qualità vocale) e usando la stessa posizione dei muscoli della laringe. Alcuni cantanti hanno hanno una pasta vocale omogenea senza significativi cambi di registro mentre altri hanno qualità timbriche diverse in ogni registro, specie se possiedono un’estensione molto ampia.

I registri possono essere paragonati alle marce di una macchina, dove la prima corrisponde al registro più basso. Mentre si sale in alto con la voce si arriverà ad un punto in cui sarà necessario cambiare marcia (quindi registro) per continuare ad andare avanti in modo fluido. Il cambio di registro richiede un assestamento muscolare di volta in volta. Il punto della voce in cui siamo costretti per così dire a cambiare marcia o registro si chiama punto di rottura o passaggio e richiede, affinchè sia fluido e senza inceppamenti, coordinazione muscolare e tanta pratica.

Quanti registri esistono?

I registri vocali sono tre: registro basso (voce di petto), registro alto (voce di testa) e registro medio che è una voce a metà tra quella di petto e quella di testa. A questi tre reigistri si aggiunge un registro ancora più alto chiamato falsetto (da non confondere con la qualità falsetto).

Ci sono cantanti che riescono a passare con faciltà da un registro all’altro, pensate a Mika l’istrionico cantante reso celebre dalla sua Grace kelly. In questa canzone, Mika riesce a passare da un registro all’altra con grande disinvoltura sottolineando la profonda diversità timbrica dei suoi registri da quello di petto al falsetto. Altri artisti preferiscono mantenere lo stesso registro per tutta la durata di una canzone perchè magari si tratta di una canzone poco estesa pensiamo alla voce profonda di DeAndrè.

Detto questo possiamo affermare che il segreto per scrivere una buona canzone è prima di tutto scrivere una canzone cantabile e per farlo ogni compositore dovrebbe cantare o semplicemente essere in grado d’intonare la propria canzone.

Abbiamo un esempio vivente qui a Scriverecanzoni di come impegno, tenacia e il sapersi mettere in gioco possano portare a risultati soddisfacenti in breve tempo. Simone, di cui tutti apprezziamo l’abilità di esecutore in quanto chitarrista e le sue doti di compositore-autore-arrangiatore, mi di continuo di dargli consigli sul canto, in previsione della registrazione del suo nuovo EP (che potrete ascoltare sul sito dalla prossima settimana). Simone questa volta ha deciso di non affidare l’interpretazione dei suoi brani a qualcun altro ma preferisce cantarle da sè. Così negli ultimi mesi abbiamo affrontato i problemi più evidenti riguardanti l’esecuzione delle sue canzoni. Partendo da una buona intonazione  i problemi che doveva affrontare riguardavano: l’uso delle dinamiche, il controllo sull’emissione, la monotonia del timbro, l’incapacità di utilizzare diverse qualità vocali, la poca coordinazione muscolare e dunque la difficoltà di usare diversi registri all’interno della stessa canzone, la difficoltà di rendere fluidi punti di “passaggio” tra un registro e l’altro. Vista così poteva sembrare una situazione disperata eppure grazie ad alcuni esercizi e consigli Simone è riuscito in alcuni mesi a cantare le sue canzoni in modo soddisfacente, rispettando lo stile delle sue composizioni ed è ciò che conta. 

Come vi ho detto le ascolterete con la prossima newsletter!

Vi saluto ricordandovi che si avvicina l'uscita di "ScriviTi Una Canzone" (stiamo facendo tardi! Vogliamo scriverci tante cose e soprattutto far si che ne possano trarre vantaggio i musicisti esperti ma anche coloro che hanno cominciato da poco o semplicemente non conoscono il linguaggio tecnico.)

Ringrazio tutti quelli che hanno risposto alla newsletter scorsa, scusate se non abbiamo potuto rispondere a tutti ma eravate tanti! Complimenti ai tre che hanno vinto una copia gratis di "ScriviTi una Canzone".

ciao ragazzi a presto,

Giovanna Bussandri

scriverecanzoni@libero.it


lunedì 21 giugno 2010

10 cose importanti

Giovanna ha pubblicato un piccolo anticipo del libro che sta per uscire, "ScriviTi una Canzone"...
Nella miniguida ci sono alcune riflessioni su cosa può aiutarci a migliorare il nostro stile di scrittura a parte lo studio e l'esrcizio; un ascolto consapevole, l'analisi dei pezzi e molto altro ancora..!